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Venerdi' 19 novembre al Teatro Stabile di Napoli Mercadante,è stato ricordato lo scrittore Michele Prisco scomparso nello scorso anno. L'evento e' stato promosso dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, dal presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, dal presidente della Provincia di Napoli, Riccardo di Palma, e dal Centro Studi Michele Prisco. L'evento presentato da Luciano Scateri e' stato articolato da una serie di interventi di Antonio Ghirelli, Renato Minori, Gino Montesanto ( Vittorio Sgarbi,causa agitazioni nel settore aereo,non ha potuto partecipare). Alcuni significativi brani tratti dalle opere di Prisco sono stati letti da Anna Maria Ackermann. Annella e Caterina,le figlie dello scrittore, con il sostegno di tutte le istituzioni locali, hanno celebrato il grande scrittore, al teatro Mercadante (in una sala gremita). Una serata che è stata un grande segnale di affetto e riconoscenza di Napoli al suo illustre concittadino. La serata è stata anche l’occasione per presentare il progetto «Centro Studi Michele Prisco», l’associazione culturale istituita dalle figlie dello scrittore, che avrà come primo obiettivo quello della catalogazione dell'immenso patrimonio librario e documentale lasciato da Prisco, che nel tempo potrà diventare oggetto di consultazione da parte di studiosi della materia. La serata e' iniziata con la proiezione di alcune interviste allo scrittore: «Non mi sono mai considerato un artista. Semmai un artigiano, di quelli che lavorano con passione e cura fino a ottenere il prodotto finito». Così diceva Michele Prisco in una vecchia intervista televisiva. e a Gigi Marzullo,che in una intervista gli chiedeva quale fosse il suo rapporto con Napoli, città alla quale Prisco è stato legato da un rapporto d’amore autentico, anche se non privo di conflitti «Perché non me ne sono mai andato? Perché a Napoli sono ancora possibili i rapporti umani. Infatti il peggior difetto dei napoletani è la mancanza di amore per la propria città mentre il principale pregio è la loro infinita umanità». Nel corso della serata il sindaco di Napoli Rosa Iervolino, ha consegnato una targa del Comune alle figlie dello scrittore Caterina e Annella.Tutti, nei ricordi e nelle testimonianze, hanno ricordato con grande affetto lo scrittore. La serata, e' stata condotta da Luciano Scateni, tra gli interventi, Antonio Ghirelli ha ricordato l’umanità nel rapporto di Prisco con gli altri, nella sua grande generosità di uomo e scrittore; fedeltà al suo mondo, a se stesso e ai suoi valori, sempre alieni da mode e compromessi; coerenza nella sua lunga carriera di cantore della borghesia della provincia napoletana. Renato Minori ha ricordato come Ennio Flaiano colse nel segno, quando in una lettera al giovane Prisco, gli scrisse: «Tu devi scrivere il romanzo del Vesuvio», quell’unico interminabile romanzo che Prisco ha scritto per tutta la vita all'ombra del vulcano. «La sua borghesia - ha detto Minore - diventa mondo onirico, condizione umana universale». Lo scrittore e amico Gino Montesanto lo ha ricordato con "ricordi di gioventù". Michele Prisco nacque a Torre Annunziata. Esordì nell'immediato dopoguerra cominciando a collaborare al "Risorgimento" diretto da Corrado Alvaro e alla terza pagina del "Nuovo Corriere" di Romano Bilenchi. Ha pubblicato: La provincia addormentata(1949) Gli eredi del vento (1950), Figli difficili (1954) Fuochi a mare (1957) La dama di piazza (1961) Punto franco (1965) Una spirale di nebbia (1966) I cieli della sera (1970) Gli ermellini neri (1975) Il colore del cristallo (1977) Le parole del silenzio (1981), Lo specchio cieco(1985), Il pellicano di pietra. Le sue opere sono tradotte nei principali paesi europei ed extraeuropei. Ha vinto nel 1950 il Premio Venezia per gli inediti, nel 1966 il Premio Strega, nel 1971 il Premio Napoli,il Premio Fiuggi, nel 1985 E' stato critico cinematografico de "Il Mattino"; critico letterario di "Oggi" Dal romanzo "Gli eredi del vento" di Prisco, sara' realizzato un film che sara' prodotto da Turi Vasile e Corrado Prisco |
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Scrisse di lui Mario Pomilio in un saggio critico "Si può dire che l'ideale di Michele Prisco non è la diacronia, bensì la sincronia o, meglio ancora la sinossi. La sua inventiva strutturale non muove affatto in senso lineare, in base alle esigenze del prima e del poi, ma piuttosto, si direbbe in senso spaziale, in cerca di convergenze tra punti assai distanti. Si può dire che la prosa di Prisco assomiglia a una spirale,a un movimento avvolgente che, lungi dal mirare a una messa a nudo dell'evento, aspira come a catturare la qualità multiforme dell'istante in cui esso si verifica, sensazioni e sentimenti insieme, luci e ombreggiature, sonorità e dissolvenze. Ogni sua pagina sembra percorsa da nascoste interferenze, è ammorbidita da incisi infiniti che non sembrano lasciare nulla di intentato per farci percepire le misteriose sincronie del reale a tutta durata, il combinarsie il sovrapporsi degli stati di coscienza, il loro simuntaneo inserire l'uno nell'altro per entro l'unità quantitativa del reale. Se potessimo darcene una rappresentazione grafica, la prosa di Prisco farebbe pensare a una partitura"... " I I suoi romanzi più tipici, quelli che meglio lo rappresentano non sono, a conti fatti, se non altrettanto sinossi della memoria. Ingannevoli sinossi! All'interno di esse, come in un gioco speculare, i personaggi di Prisco si manifestano o si confessano, si riesaminano oppure si recitano alla presumibile ricerca della propria verità. Ma la verità dei personaggi appartengono, si sa, all'autore e in ultima analisi al lettore. Per quel che riguarda, passate come sono attraverso la logica deformante del ricordo , le loro verifiche assomigliano a un autoinganno, non approdano il più delle volte a una fenomenologia dell'ambiguità. Un tema ulteriore, chi volesse interrogarsi ancora sull'antinaturalismo di Prisco; e magari, a questo punto, sul suo stesso moralismo". | ||||
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