Il premier
Silvio Berlusconi durante l'audizione alla Camera sull'Iraq ha
ribadito: «Il nostro
dovere è rimanere fino in fondo
schierandosi con
chi difende i principi dell'Onu. Le
mozioni che
propongono il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq sono un
segno di cedimento e di debolezza
di fronte ai
terroristi presenti in Iraq. Mi domando come
possono essere sentite dai signori della guerra queste mozioni.
Ritirarsi adesso sarebbe un
oltraggio alla
memoria dei caduti e del duro lavoro dei nostri connazionali in Iraq».
Berlusconi ha inoltre sottolineato
che «Entro due settimane, probabilmente entro maggio, ci sarà un
nuovo Governo iracheno guidato da un validissimo personaggio che non
ha ancora accettato. Entro le prime tre settimane di giugno ci sarà
una nuova risoluzione dell'Onu
per la legittimazione internazionale del nuovo Governo, per definire
il ruolo dell'Onu ed i rapporti fra il mandato della forza
internazionale ed il nuovo Governo iracheno. Dal
primo luglio ci sarà il
trasferimento dei poteri al nuovo Governo. Entro luglio sarà
istituita una commissione elettorale dell'Onu per preparare le
elezioni in Iraq nel gennaio 2005. Entro settembre verrà nominata un'assemblea
rappresentativa di mille cittadini iracheni, di cui 100
collaboreranno con il Governo. Entro la fine del 2004 sarà convocata
una conferenza internazionale».
«Il
governo non intende
far dimettere
l'Italia dalle sue responsabilità.- ha ribadito il presidente del
Consiglio - L'Italia resterà in Iraq fino a quando quel Paese
non sarà messo in grado di
autogovernarsi in condizioni di sicurezza e di libertà.
L'Italia - ha concluso - resterà in Iraq fedele alla missione di pace
e alle alleanze,
sin quando non saranno sconfitte le
bande armate».
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