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         Affossata 
        la legge Boato. Durissimo il commento di Giuliano Ferrara sul Foglio: 
        "E' stata tradita vergognosamente la parola data e con un voto gaglioffo 
        una legge, che autorizzava il presidente della Repubblica a esercitare 
        un potere che la Costituzione gli garantisce in via esclusiva, è stata 
        colpita e affondata per paura delle pernacchie, come ha detto Er Pecora, 
        uno degli statisti della Casa delle libertà e della galera..."  
             Dopo il voto 
            l'opposizione ha lasciato l'aula decisa a non votare un 
            provvedimento che, come ha sottolineato lo stesso Boato, 
            riporterebbe tutto indietro "al Codice Rocco"  
        Deluso Carlo Taormina, 
        relatore del provvedimento: "Siamo entrati in aula con la convinzione 
        che nelle votazioni la maggioranza si potesse trovare e invece siamo 
        stati smentiti".  
         Il  ministro della 
        Giustizia Castelli, ha così commentato: "Verrà esaminata la 
        grazia al detenuto Sofri quando ci saranno le condizioni. Il 
        Parlamento è sovrano. Si è espresso. Speriamo sia la parola fine. Non 
        bisogna instillare speranze, che poi risultano non concrete. Bisogna 
        avere rispetto dei detenuti. Magari in buona fede, invece, sono stati 
        fatti passi avventati". "Ho detto che mi sarei rimesso alla decisione 
        del Parlamento e confermo questa mia posizione".   | 
        
         
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    Giuliano Ferrara  con un 
    editoriale  sul Foglio commenta duramente l'affossamento della legge 
    Boato. 
    
      
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        "Il voto ad personam della destra 
        parlamentare contro Adriano Sofri mostra chiaramente il carattere 
        cialtrone della coalizione che governa questo paese. I suoi partiti, la 
        maggioranza dei suoi deputati, il suo leader Silvio Berlusconi, 
        uno che sa distrarsi come pochi altri quando non si tratti degli affari 
        suoi, hanno dato una prova miserabile. 
         
        Berlusconi aveva detto e scritto in coscienza, e si tratta della vita di 
        un uomo e di un caso civile di evidente valore, che 'sono maturi i tempi 
        per la grazia a Sofri'. Da un anno e mezzo si è fatto prendere in giro 
        da un manipolo di vecchi missini riciclati e dal capociurma delle 
        tifoserie varesotte della Lega, e dopo avere ceduto a questi 
        inflessibili garantisti, a questi combattenti strenui per la libertà e 
        il diritto, ma solo in casa propria e a proprio vantaggio, dopo aver 
        rinunciato a esercitare dignitosamente le sue prerogative di guida, ha 
        pensato bene di dare lo squillo di tromba della ritirata: il Cav. non 
        vuole grane prima delle elezioni, e la legge Boato vada a farsi fottere, 
        e con la legge tutto, coscienza personale e ragionevolezza politica e 
        civile di una soluzione umanitaria alla quale si frapponeva solo 
        l'idiosincrasia per gli intellettuali del burocrate che fa le funzioni 
        di Guardasigilli e di quattro mozzorecchi forcaioli.  
         
        Noi sul caso Sofri non abbiamo mai fatto, da sedici anni a questa parte, 
        cioè da un tempo in cui Berlusconi si occupava solo del Milan e delle 
        sue tv, una battaglia ideologica o anche solo politica. Abbiamo detto 
        quel che pensavamo nell'ordalia dei processi, abbiamo chinato il capo e 
        messo la più rigorosa sordina al nostro convinto innocentismo di fronte 
        ai verdetti finali, abbiamo chiesto un provvedimento di grazia per un 
        prigioniero esemplare, che era stato un imputato esemplare dal punto di 
        vista del funzionamento dello stato di diritto in una democrazia 
        moderna. Ci è stato detto che avevamo ragione, che la nostra richiesta 
        era condivisa, e alla fine che la soluzione Boato era 'ragionevole'. Poi 
        è stata tradita vergognosamente la parola data, e con un voto gaglioffo 
        una legge che autorizzava il presidente della Repubblica a esercitare un 
        potere che la Costituzione gli garantisce in via esclusiva è stata 
        colpita e affondata per paura delle 'pernacchie', come ha detto Er 
        Pecora, uno degli statisti della Casa delle libertà e della galera. 
         
        Questo giornale è nato da un patto d'amicizia non servile con Berlusconi, 
        ora dovrebbe chiudere all'istante, insieme con un'amicizia consumata. 
        Essendo un giornale minimamente utile, andiamo avanti nella più assoluta 
        libertà, senza più illusioni e senza rancori, finche la proprietà 
        editoriale non deciderà di cacciarci. Poi ne faremo un altro, se 
        possibile ancora più bello". | 
       
       
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