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Dario Fo torna su Raitre, con «Caravaggio al tempo di Caravaggio»


Dopo l'incontro con Giorgio Albertazzi ne la «Storia del teatro» , Dario Fo torna in televisione su Rai tre , con «Caravaggio al tempo di Caravaggio», una lezione-spettacolo tenuta con Franca Rame in occasione della «Mostra impossibile» sul pittore allestita a Castel Sant’Angelo.

Fò, che è un profondo conoscitore del mondo dell'arte, (è stato studente  all'Accademia di Brera),  ha dato vita, nello spettacolo in onda su Rai tre, a un excursus storico-didattico di un'ora e mezza, ricco di aneddoti e di rivelazioni su Michelangelo Merisi da Caravaggio, un genio della pittura che era anche un uomo tormentato e dalla vita avventurosa, in un Seicento  di violenza, di passioni e di intuizioni artistiche e  di fermenti che annunciano il nuovo.
Dario Fo  ha detto:«La storia che si studia a scuola andrebbe rivisitata attraverso ciò che raccontano del loro tempo i pittori e gli artisti figurativi in genere. Non torno in tv perché ho deciso di darmi alla storia dell'arte: credo che tenere queste lezioni sia un fatto politico prima che culturale. Sono comunque convinto che la pressione sulla satira oggi sia a uno stadio veramente grave, anche se non mi sembra il caso di sintetizzare in poche battute un problema così tragico come quello della censura».


 

"I bari"
1594-1595
olio su tela; 94,15 x 131,25
Fort Worth (Texas),
Kimbell Art Museum

Come poté un ragazzo lombardo, apprendista pittore, arrivato a Roma all’età di circa diciotto anni, costruirsi, crescere, straripare dalle zone basse di piazza Navona, oltre Tevere, oltralpe, oltre il suo secolo e i secoli successivi, arrivare fino a noi quale uno dei più alti moniti (forse il più stabile e compatto), imporsi quale bandiera del moderno alle scelte più disparate, alle fazioni più contrastanti?

Come è possibile che ancora oggi, dopo Kandinsky o Mondrian, il passante più casuale, o il patito di Pollock o di Rauschenberg, o il più condiscendente elettore dell’arte ludica, entri in San Luigi dei Francesi e senta riaprirsi in petto una piaga che credeva chiusa per sempre?

Sono domande senza risposta, o la cui sola risposta possibile (da molti tenuta in dispregio) è che la verità di una grande passione creativa si misura dalla sua durata, dalla sua capacità di riproporsi come fonte d’acqua viva alle ideologie, alle nuove convinzioni, ai nuovi gusti: mostrare una faccia nuova, mai vista prima.


(dalla Presentazione di Renato Guttuso)

   
Caravaggio, violento, assassino e geniale protagonista di una vita tormentata spesa tra il lusso e la raffinatissima cultura dei palazzi romani del principio del Seicento e la feccia della strada, tra sgherri e prostitute.

Questa è la nota leggenda della vita di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio dal luogo da cui proveniva, creata ad arte dai biografi a cui però il materiale non ebbe mai a mancare.

Ma oggi, sfrondata da qualsiasi intento di parte e grazie alla ricchezza di scoperte e di studi sul pittore, resta la vicenda di una personalità fedele a principi che effettivamente contrastavano non tanto con la morale comune, quanto con l’indirizzo culturale delle istituzioni del tempo.

Malgrado questo, fin dagli esordi trovò potenti estimatori che ne promossero le idee, prima che la pittura. Il cardinale Francesco Maria Del Monte, Vincenzo Giustiniani, i fratelli Mattei erano tutti parte di una congerie nella quale andavano sviluppandosi le stesse speculazioni per le quali l’Inquisizione perseguiterà l’altra grande personalità del tempo, l’altro padre della modernità, Galileo Galilei, anch’egli un protetto di Del Monte, altra faccia della stessa medaglia.

Michelangelo Merisi nacque il 29 settembre 1571 a Milano, figlio di Lucia Aratori e Fermo Merisi, architetto, sovrintendente e amministratore di casa di Francesco Sforza, appartenente a un ramo cadetto dell’importante dinastia milanese e marchese di Caravaggio, una cittadina a pochi chilometri di distanza da Milano.


(dal saggio di Francesca Marini)