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              "Le battaglie si fanno per vincere". Così Romano 
              Prodi incomincia l'intervista a Repubblica Radio parlando della 
              sua corsa alle primarie dell'Unione. Quindi il leader del centrosinistra 
              parla a tutto campo: Iraq? "Se l'Unione vince le elezioni ritireremo 
              le truppe di occupazione". Berlusconi? "Come fa a dire 
              che i media sono in mano alla sinistra?" Il caso Bankitalia? 
              "L'istituto del governatore non può essere una carica 
              a vita". Terrorismo? "Il pacchetto Pisanu è un 
              buon compromesso".  
            Il Professore, 
              che ha aperto ufficialmente ieri la campagna per le primarie che 
              lo vedrà in giro per l'Italia su un tir giallo ("E' 
              il proseguimento ideale della fabbrica del programma") ribadisce 
              innanzitutto alcuni aspetti di quello che definisce un epserimento 
              "straordinariamente nuovo per l'Italia". Chi vince le 
              primarie, dice, terrà certo conto dell'opinione degli alleati 
              ma "avrà l'ultima parola sul programma". Ma chi 
              vince, spiega, "non è un dittatore". Bertinotti 
              è d'accordo? "Certo. Lo ha detto lui stesso".  
            Agli 
              ascoltatori di RR che gli fanno notare che esiste un rischio di 
              infiltrazione nelle primarie - cioè elettori non di centrosinistra 
              che vanno a votare un candidato con meno possibilità di vincere 
              le politiche - Prodi risponde che sulle "centinaia di migliaia" 
              di persone che voteranno alle primarie ci potranno essere tuttalpiù 
              "qualche centinaio" di infiltrati. Il rischio, dunque, 
              c'è, ma è "minimo".  
            Quindi 
              i grandi temi di politica estera, Iraq in prima posizione. Il leader 
              dell'Unione ricorda che tutte le forze della coalizione "hanno 
              votato no al rifinanziamento della missione", una linea comune 
              raggiunta "a fatica", ma molto più univoca delle 
              "divisioni spaventose del governo". Poi torna a dire: 
              "Se il centrosinistra andrà al governo i militari italiani 
              saranno ritirati come contingente di occupazione, perché 
              il nostro compito sarà quello di aiutare la ricostruzione 
              del paese". "Questa guerra - dice ancora - non è 
              la cusa del terrorismo internazionale ma ha contribuito a peggiorare 
              la situazione".  
            C'è 
              anche un affondo contro Silvio Berlusconi e sul monopolio dell'informazione: 
              "Dice che i media sono tutti in mano alla sinistra, ma i dividendi 
              di Mediaset vanno a lui, non alla sinistra". "Berlusconi 
              - aggiunge il Professore - controlla il 46% del mercato di proprietà 
              e ha il controllo indiretto di un altro 46% dell'informazione televisiva. 
              La televisione è il vero strumento di influenza in campagna 
              elettorale". Prodi torna a ripetere di essere favorevole a 
              confronti tv con l'avversario definendoli "unici momenti di 
              par condicio vera".  
            Sulla 
              questione Fazio, e intercettazioni relative all'operazione Bpi-Antonveneta, 
              Prodi dice di non voler entrare nel merito, ma ribadisce "che 
              la mancanza della legge sul risparmio è uno dei punti fondamentali 
              per cui il caso è diventato estremamente grave. Non si è 
              mai affrontato in modo serio il problema della sorveglianza sulle 
              banche e il problema della carica a vita del governatore, io l'ho 
              posto più volte, ma non per quanto riguarda la persona". 
              "Se al governo andrà il centrosinistra - aggiunge Prodi 
              - io prometto che non ci saranno né vendette né punizioni". 
               
            Ma il 
              Professore non risparmia a Bankitalia una critica di immobilismo: 
              "Se fosse stato per la Banca d'Italia non saremmo neanche entrati 
              nell'euro" e il governo ha commesso un errore a non aver cambiato 
              le prerogative di Via Nazionale dopo l'adozione della moneta unica, 
              come si è fatto in tutta Europa.  
            Infine, 
              le misure antiterrorismo. Riferendosi al pacchetto Pisanu Prodi 
              dice: "Mi sembra di buon senso. Su qualche punto può 
              essere migliorato, ma mi sembra un buon compromesso". "L'importante 
              - aggiunge il Professore - è che la società italiana 
              non venga gettata nel panico come quella americana".  
            29 luglio 
              2005   |