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              Dopo quello con Montezemolo un nuovo botta e risposta 
              a distanza  
              Della Valle attacca, Ricucci replica: 
              polemica  
              Il giudizio: «Un ragazzotto». La risposta: «Non 
              è nemmeno leader nel suo settore». Controreplica: «Un 
              patrimonio trasparente» Dopo quella con Luca di Montezemolo 
              (che aveva dichiarato: «Si deve distinguere tra chi fa l’imprenditore 
              e chi fa trading immobiliare»), ecco una nuova polemica. Questa 
              volta con Diego Della Valle, che in un'intervista a La Repubblica 
              lo definisce «un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto 
              che ha fatto il passo più lungo della gamba». Protagonista 
              del confronto sempre lui, Stefano Ricucci, ormai diventato non soltanto 
              un immobiliarista di successo ma anche uno dei nomi della finanza, 
              dopo l'acquisto di una bella fetta delle azioni della Rcs. E anche 
              questa volta, come del resto nel caso di Montezemolo («Tante 
              parole, ma pochi fatti»), Ricucci non cerca né mediazioni 
              né accomodamenti nelle sue repliche. Anzi, attacca pesantemente. 
              «È ora di fare chiarezza anche sul "ragazzotto 
              anziano" Diego Della Valle - dice Ricucci - che «non 
              è nemmeno riuscito a raggiungere una posizione di leadership 
              nel suo campo: le scarpe».  
              A Della Valle che lo definisce «un imprenditore 
              poco trasparente», Ricucci replica andando 
              a spulciare nei conti del «nemico» e usando le cifre 
              come manifesto d'accusa: «Il suo gruppo capitalizza 1,219 
              miliardi di euro e lui ne ne controlla circa il 70% insieme al fratello. 
              Debbo ritenere che lui possieda un patrimonio di circa 700/800 milioni 
              di euro». Inoltre Ricucci aggiunge che in quel settore «ci 
              sono gruppi molto più importanti e dinamici». E non 
              finisce qui: elenca le partecipazioni detenute da Della Valle: «La 
              Dorint, la sua holding lussemburghese, possiede il 4,99% di Bnl, 
              il 3% di Rcs e circa lo 0,50-0,70% di Mediobanca. Ai livelli attuali 
              valgono circa 600-700 milioni di euro. Ci dicesse dunque con chiarezza 
              perché detiene queste partecipazioni in Lussemburgo e come 
              ha fatto ad acquistarle. Perché blatera di trasparenza e 
              non le conferisce alla sua holding italiana? Aspettiamo fiduciosi 
              di conoscere il livello di indebitamento della sua holding lussemburghese 
              - prosegue Ricucci - visto che non si è mai premurato di 
              mostrarci i bilanci certificati della Dorint Sa. Evidentemente esiste 
              una deroga, naturalmente valida solo per lui, a quella trasparenza 
              che lui tanto invoca». E ancora: «I bilanci del mio 
              gruppo sono certificati dalla Price Waterhouse Cooper, anche se 
              formalmente ciò non è dovuto in quanto il mio gruppo 
              non è quotato in Borsa». 
              La controreplica dell'imprenditore marchigiano non si è fatta 
              attendere. «Quello che la mia famiglia possiede è frutto 
              di 50 anni di lavoro duro, onesto e soprattutto trasparente» 
              ha detto Della Valle, precisando che la sua storia imprenditoriale 
              è «tutta ricostruibile, passaggio dopo passaggio, fin 
              nei minimi particolari e con precisione matematica. Qualunque organo 
              dello Stato che ne abbia titolo può verificare quando vuole 
              la nostra situazione e da noi sarà considerato benvenuto». 
              «Riteniamo peraltro - prosegue Della Valle - che sia ormai 
              inderogabile fare con estrema rapidità chiarezza assoluta 
              sulla provenienza dei patrimoni di questi personaggi apparsi dal 
              nulla, dei loro sodali e di tutti i movimenti finanziari a loro 
              riconducibili. Il mondo imprenditoriale e tutti gli italiani - conclude 
              il patron della Tod's - hanno diritto di sapere qual è la 
              vera realtà dei fatti e soprattutto che possa distinguere 
              tutto quello che è serio da quello che non lo e». 
              Le dichiarazioni a Repubblica che hanno scatenato la nuova polemica 
              sintetizzano il pensiero di della Valle e di altri imprenditori 
              sul nuovo e inatteso protagonista del mondo della finanza. «Ricucci 
              è un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto 
              il passo più lungo della gamba e ora sta cercando il modo 
              di uscire senza danni da un'operazione più grande di lui» 
              ha detto tra l'altro Della Valle nell'intervista. «C'è 
              un grande disagio in seno al mondo che produce perché qualcuno 
              mette sullo stesso piano le imprese serie che hanno una storia alle 
              spalle con gli ultimi arrivati dei quali non si sa nulla - si legge 
              ancora sul quotidiano -. Siamo sorpresi che Berlusconi sia entrato 
              nel dettaglio di singole operazioni. Dovrebbe volare più 
              alto e siamo sicuri che se lo farà saprà distinguere 
              le imprese serie dagli affaristi dell'ultima ora. Se Berlusconi 
              sdogana Ricucci gli imprenditori si preoccupano». 
               
            25 giugno 
              2005  |