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         Dopo l’annessione 
        della
        
        Galazia, 
        realizzata in Asia Minore da Cesare Ottaviano Augusto nel 25 a.C., un 
        tempio venne eretto ad Ancyra, importante centro amministrativo della 
        nuova provincia romana. L'edificio è dedicato ad Augusto e alla dea 
        Roma, personificazione divina della città conquistatrice. Alla morte del 
        princeps, i Romani scolpirono sul marmo del tempio, con belle lettere 
        rubricate in latino e in greco, le
        
        res gestae Divi Augusti. 
        L’epigrafe è la copia del documento 
        originale, che Augusto stesso aveva composto e per sua volontà fatto 
        incidere su due pilastri di bronzo, collocati all’ingresso del suo 
        mausoleo, a Roma. Questo originale romano è scomparso da secoli mentre è 
        giunta fino a noi la copia iscritta sull’Augusteum di Ankara. Il testo 
        dell’iscrizione rappresenta uno dei documenti più
        preziosi del mondo romano, 
        perché non contiene soltanto un elenco delle imprese di Augusto, ma 
        descrive la trasformazione istituzionale della res publica in impero. 
    Oggi, del grandioso tempio di Augusto e 
    della dea Roma, restano solo il pronao, le due pareti laterali della cella 
    (una intatta e l’altra parzialmente demolita), e l’opistodomo. 
    All’interno del pronao, a sinistra e a 
    destra di chi entra, campeggia il testo latino di Augusto, disposto 
    simmetricamente in sei colonne di scrittura, tre per parte, ciascuna delle 
    quali misura 4 m. di larghezza e 2, 70 di altezza. La traduzione greca delle 
    Res Gestae Divi Augusti si sviluppa invece all’esterno, lungo la parete 
    ancora intatta della cella, iscritta in 19 colonne larghe circa un metro e 
    alte 1, 25. La superficie complessiva dell’iscrizione latina e greca misura 
    intorno ai 46 m² . 
    Un’altra importante iscrizione, 
    riferibile all’età tiberiana, si trova sull’anta sinistra del tempio e reca 
    la lista dei sacerdoti galati, preposti al culto imperiale. I personaggi 
    sono ricordati in sequenza cronologica con l’indicazione dei legati della 
    Galazia. 
    All’inizio del VI secolo, il tempio romano fu trasformato in chiesa. Verso 
    la metà del XV secolo, i fedeli di Haci Bayram Veli, una delle grandi figure 
    della confraternita dei Dervisci, costruirono in suo onore una piccola 
    moschea con il minareto, in aderenza all’antico tempio. Successivamente 
    rimaneggiata, la moschea continua ad essere un luogo sacro per la 
    collettività islamica. La Moschea e il Mausoleo di Haci Bayram costituiscono 
    ancor oggi uno dei centri religiosi più importanti della capitale, mentre il 
    monumento romano è andato in rovina. Testimoni della grandezza passata 
    rimangono i suoi ruderi, alti quasi 12 metri e lunghi 32,50. 
    da 
     
    
    
    www.univ.trieste.it/~ancyra/risultati.htm  | 
         
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